[img]http://serhost.digimaweb.it/file/attachment/2014/03/546ed51cc25e75a2e6f984b4749bbf4e_view.jpg[/img]Il tema è stato al centro di un incontro organizzato dal circolo Calipso Sub con l’associazione Albatros Progetto Paolo Pinto
La subacquea è un’attività accessibile a tutti, anche i non vedenti. E’ stato questo il tema dell’incontro promosso dal circolo Calipso Sub con l’associazione Albatros Progetto Paolo Pinto di Bari nell’ambito dell’iniziativa “Immergiamoci sicuri e senza ostacoli“, che si è tenuto nella sala conferenze della parrocchia Santa Rita. Sono intervenuti il presidente del circolo Calipso Sub, Massimo Mezzapesa; la presidente di Albatros, Angela Costantino Pinto; due istruttori subacquei Albatros, Nicola Fanelli e Vincenzo Ladisa, e un subacqueo Albatros non vedente, Vito Lafraschieri.
Ha aperto l’incontro Massimo Mezzapesa, che ha illustrato le numerose attività del circolo Calipso Sub. Tra quelle in corso, oltre alla serie di incontri che rientrano nel programma “Immergiamoci sicuri e senza ostacoli”, c’è il corso di fotografia subacquea con i docenti Angelo Salvatore, fotografo subacqueo più volte premiato, e Ivano Morelli, documentarista che ha collaborato con Sky per la realizzazione di alcuni programmi. Tra le prossime attività, invece, sono previsti un corso d’inglese per subacquei e operatori turistici del mare, un corso di biologia marina del Mediterraneo, il corso Utr Basic Correctly Diving con Tiziano Calò e la mostra fotografica “Taranto sopra e sotto i mari” che, ha spiegato Mezzapesa, raccoglierà«scatti realizzati sia sott’acqua che in superficie, che uniscono il tarantino ai suoi mari, per far esporre anche a chi non è un fotografo esperto. Con questa mostra – ha concluso – vogliamo dimostrare che il Mar Piccolo non è un mare morto, ma un laboratorio vivente».
Poi la parola è passata ad Angela Costantino Pinto, presidente dell’associazione Albatros, attiva da otto anni per migliorare la vita di non vedenti e ipovedenti. L’associazione ènata per commemorare le gesta dell’avvocato barese Paolo Pinto, campione mondiale di nuoto di gran fondo e marito di Angela, scomparso nove anni fa.«Paolo – ha spiegato la presidente – èstato colpito da un meningioma cerebrale, non vedeva più, ma nonostante la sua cecità voleva andare ogni giorno in mare. Diceva: “Entro in acqua e mi sembra di vedere“. Poi un giorno ho visto un filmato di subacquei non vedenti con amici e ho voluto unire l’amore di Paolo per il mare con l’impegno per migliorare la vita dei non vedenti. I campioni non si devono dimenticare, per questo ho voluto che l’associazione portasse il nome di Paolo Pinto, esempio di sport vero, pulito».
In seguitoNicola Fanelli e Vincenzo Ladisa hanno raccontato la loro esperienza di istruttori Albatros. «All’inizio – ha detto Fanelli -mi piaceva la subacquea perché era silenziosa. Organizzando corsi con persone che hanno già delle difficoltà, dovevamo diminuire le loro difficoltà, non crearne loro delle ulteriori. Per eliminare le limitazioni del nostro approccio abbiamo dovuto modificare nella nostra mente il concetto di disabile. Menomazione, disabilità ed handicap non sono la stessa cosa. Chi ha una menomazione, cioè una diversità fisica, non deve avere una disabilità. Il nostro compito è quello di abbattere le barriere che la società pone ai disabili. Per far ciò è stato necessario un rinnovamento nella didattica. Tre anni dopo la fondazione dell’associazione, è nata l’Albatross Scuba Blind International. Il nostro motto è che un subacqueo non vedente non è un disabile, ma semplicemente un subacqueo».
«Guardando il sub non vedente come un semplice subacqueo – ha aggiunto Ladisa – la subacquea, da attività motoria, diventa un mezzo di integrazione sociale. Comporta una crescita sia per gli allievi che per il tecnico, che modifica il suo metodo d’insegnamento. E’ possibile per gli allievi persino mappare i fondali». La didattica Albatros prevede un adattamento del materiale d’insegnamento nel linguaggio Braille: per esempio, il riconoscitore (l’istruttore riconosce la specie marine e ne trasmette al subacqueo il nome attraverso il dispositivo), gli audio libri, il logbook, la lavagna e l’algario marino.
Ladisa ha lasciato che fosse Vito Lafraschieri, ragazzo non vedente che ha fatto il corso, oggi subacqueo Albatros, a spiegare perché chi non può vedere possa desiderare di andare sott’acqua. «Già negli anni Settanta, Ottanta, Novanta la subacquea per non vedenti c’era, ma Albatross ne ha rinnovato la didattica. Decenni fa i non vedenti potevano solo fare immersioni accompagnati da “normodotati”, ma il primo pericolo di un subacqueo è se stesso. Bisogna essere preparati. Inoltre, il mondo è fatto all’80% d’acqua e non vogliamo limitarci. Con Albatross, grazie agli strumenti informatici, possiamo decidere anche dove andare, contattando i diving di riferimento, dove possiamo fare tutto quello che fanno gli altri subacquei».
L’associazione Albatros, oltre ad effettuare corsi di subacquea per non vedenti in molte città d’Italia, fornisce anche un servizio di turismo subacqueo per non vedenti su scala nazionale attraverso i suoi istruttori che lavorano in vari diving della Penisola. «Quello di Albatros – ha concluso Ladisa – è un lavoro in continua evoluzione. Stiamo evolvendo la nostra didattica in modo da formare anche i disabili motori. Si deve instaurare un rapporto di fiducia tra guida e istruttore. Se gli allievi non sentono preparati gli istruttori, l’immersione non si fa. L’istruttore deve provare in prima persona a fare un’immersione con la maschera oscurata, completamente al buio. In quel caso sono i non vedenti a guidare l’istruttore, che così apprende un nuovo modo di guardare, un nuovo approccio che poi trasmette ai cosiddetti “normodotati”. Le sensazioni e le emozioni che riescono a trasmettere i non vedenti a fine immersione sono più forti. Si può guardare ma non vedere. Ogni immersione è un’immersione nuova».
L’auspicio del circolo Calipso Sub è quello di riuscire a portare anche a Taranto i corsi di subacquea per non vedenti.
Di Rosa Cambara
fonte:corriereditaranto.it
La subacquea è un’attività accessibile a tutti, anche i non vedenti. E’ stato questo il tema dell’incontro promosso dal circolo Calipso Sub con l’associazione Albatros Progetto Paolo Pinto di Bari nell’ambito dell’iniziativa “Immergiamoci sicuri e senza ostacoli“, che si è tenuto nella sala conferenze della parrocchia Santa Rita. Sono intervenuti il presidente del circolo Calipso Sub, Massimo Mezzapesa; la presidente di Albatros, Angela Costantino Pinto; due istruttori subacquei Albatros, Nicola Fanelli e Vincenzo Ladisa, e un subacqueo Albatros non vedente, Vito Lafraschieri.
Ha aperto l’incontro Massimo Mezzapesa, che ha illustrato le numerose attività del circolo Calipso Sub. Tra quelle in corso, oltre alla serie di incontri che rientrano nel programma “Immergiamoci sicuri e senza ostacoli”, c’è il corso di fotografia subacquea con i docenti Angelo Salvatore, fotografo subacqueo più volte premiato, e Ivano Morelli, documentarista che ha collaborato con Sky per la realizzazione di alcuni programmi. Tra le prossime attività, invece, sono previsti un corso d’inglese per subacquei e operatori turistici del mare, un corso di biologia marina del Mediterraneo, il corso Utr Basic Correctly Diving con Tiziano Calò e la mostra fotografica “Taranto sopra e sotto i mari” che, ha spiegato Mezzapesa, raccoglierà«scatti realizzati sia sott’acqua che in superficie, che uniscono il tarantino ai suoi mari, per far esporre anche a chi non è un fotografo esperto. Con questa mostra – ha concluso – vogliamo dimostrare che il Mar Piccolo non è un mare morto, ma un laboratorio vivente».
Poi la parola è passata ad Angela Costantino Pinto, presidente dell’associazione Albatros, attiva da otto anni per migliorare la vita di non vedenti e ipovedenti. L’associazione ènata per commemorare le gesta dell’avvocato barese Paolo Pinto, campione mondiale di nuoto di gran fondo e marito di Angela, scomparso nove anni fa.«Paolo – ha spiegato la presidente – èstato colpito da un meningioma cerebrale, non vedeva più, ma nonostante la sua cecità voleva andare ogni giorno in mare. Diceva: “Entro in acqua e mi sembra di vedere“. Poi un giorno ho visto un filmato di subacquei non vedenti con amici e ho voluto unire l’amore di Paolo per il mare con l’impegno per migliorare la vita dei non vedenti. I campioni non si devono dimenticare, per questo ho voluto che l’associazione portasse il nome di Paolo Pinto, esempio di sport vero, pulito».
In seguitoNicola Fanelli e Vincenzo Ladisa hanno raccontato la loro esperienza di istruttori Albatros. «All’inizio – ha detto Fanelli -mi piaceva la subacquea perché era silenziosa. Organizzando corsi con persone che hanno già delle difficoltà, dovevamo diminuire le loro difficoltà, non crearne loro delle ulteriori. Per eliminare le limitazioni del nostro approccio abbiamo dovuto modificare nella nostra mente il concetto di disabile. Menomazione, disabilità ed handicap non sono la stessa cosa. Chi ha una menomazione, cioè una diversità fisica, non deve avere una disabilità. Il nostro compito è quello di abbattere le barriere che la società pone ai disabili. Per far ciò è stato necessario un rinnovamento nella didattica. Tre anni dopo la fondazione dell’associazione, è nata l’Albatross Scuba Blind International. Il nostro motto è che un subacqueo non vedente non è un disabile, ma semplicemente un subacqueo».
«Guardando il sub non vedente come un semplice subacqueo – ha aggiunto Ladisa – la subacquea, da attività motoria, diventa un mezzo di integrazione sociale. Comporta una crescita sia per gli allievi che per il tecnico, che modifica il suo metodo d’insegnamento. E’ possibile per gli allievi persino mappare i fondali». La didattica Albatros prevede un adattamento del materiale d’insegnamento nel linguaggio Braille: per esempio, il riconoscitore (l’istruttore riconosce la specie marine e ne trasmette al subacqueo il nome attraverso il dispositivo), gli audio libri, il logbook, la lavagna e l’algario marino.
Ladisa ha lasciato che fosse Vito Lafraschieri, ragazzo non vedente che ha fatto il corso, oggi subacqueo Albatros, a spiegare perché chi non può vedere possa desiderare di andare sott’acqua. «Già negli anni Settanta, Ottanta, Novanta la subacquea per non vedenti c’era, ma Albatross ne ha rinnovato la didattica. Decenni fa i non vedenti potevano solo fare immersioni accompagnati da “normodotati”, ma il primo pericolo di un subacqueo è se stesso. Bisogna essere preparati. Inoltre, il mondo è fatto all’80% d’acqua e non vogliamo limitarci. Con Albatross, grazie agli strumenti informatici, possiamo decidere anche dove andare, contattando i diving di riferimento, dove possiamo fare tutto quello che fanno gli altri subacquei».
L’associazione Albatros, oltre ad effettuare corsi di subacquea per non vedenti in molte città d’Italia, fornisce anche un servizio di turismo subacqueo per non vedenti su scala nazionale attraverso i suoi istruttori che lavorano in vari diving della Penisola. «Quello di Albatros – ha concluso Ladisa – è un lavoro in continua evoluzione. Stiamo evolvendo la nostra didattica in modo da formare anche i disabili motori. Si deve instaurare un rapporto di fiducia tra guida e istruttore. Se gli allievi non sentono preparati gli istruttori, l’immersione non si fa. L’istruttore deve provare in prima persona a fare un’immersione con la maschera oscurata, completamente al buio. In quel caso sono i non vedenti a guidare l’istruttore, che così apprende un nuovo modo di guardare, un nuovo approccio che poi trasmette ai cosiddetti “normodotati”. Le sensazioni e le emozioni che riescono a trasmettere i non vedenti a fine immersione sono più forti. Si può guardare ma non vedere. Ogni immersione è un’immersione nuova».
L’auspicio del circolo Calipso Sub è quello di riuscire a portare anche a Taranto i corsi di subacquea per non vedenti.
Di Rosa Cambara
fonte:corriereditaranto.it