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Ripresa attività subacquea post peritonite pelvica da annessite

29 agosto 2012 – Scritto da Lucia Baldassi – 1 Commento in risposta a questo articolo.
Egregio dott. Longobardi, Le scrivo per un consiglio e suggerimento.
Di seguito le descrivo quanto recentemente successo e volevo capire (visto che i medici ospedalieri si sono astenuti da dare un responso) quando posso riprendere le attività legate all’Apnea ed all’Autorespiratore.
Il 26 giugno sono stata ricoverata in ospedale e operata d’urgenza. 
Diagnosi: peritonite pelvica purulenta-fibrinosa da annessite, appendicite acuta consensuale. Intervento eseguito: intervento chirurgico in laparoscopia diagnostica, toilette peritoneale, appendicectomia laparoscopica, drenaggio.

Hanno drenato 3,5 litri di liquido nell’addome, ma dall’esame culturale è risultato negativo. Il risultato è che ancora non si è scoperta la causa che ha provocato il tutto. Le ecografie pelvica (TSV) e addominali e le visite ginecologiche non avevano evidenziato nulla che fosse fuori dalla norma.
Decorso post operatorio: dimessa dall’ospedale il 3 luglio con cura antibiotica per ulteriori 7 giorni.
Situazione attuale:Ho ancora qualche dolore in alcuni punti dell’addome, ma penso dovute all’intervento chirurgico.
Le chiedo gentilmente, vista la situazione, un consiglio su quando posso riprendere le attività. I dottori mi hanno detto che, per quanto attiene il nuoto, nulla osta a riprendere l’attività tra circa una settimana, ma non si esprimono sulle attività relative all’apnea e all’autorespiratore.
Ancora un appunto: è possibile, secondo lei che abbia contratto un battere in piscina? Ho letto in Internet che una delle cause della peritonite annessiale è la piscina, può essere?
Ho ipotizzato un calo di difese in un momento di intenso allenamento in piscina e intenso periodo lavorativo. La ringrazio anticipatamente per i preziosi consigli e suggerimenti.

Risponde il Dr. Paolo Della Torre
Gentile Lucia
, ho letto con interesse la tua lettera, in cui ho trovato alcuni aspetti interessanti e spunti di riflessione.
Andiamo per gradi, e cominciamo con risolvere alcuni tuoi dubbi.
Mi chiedi se la frequentazione della piscina sia stata una possibile causa della annessite:
confesso, che la questione mi ha trovato impreparato e per poterti rispondere, mi sono consultato con l’amico dottor Aurelio Ongaro, ginecologo ed esperto subacqueo.
La malattia è provocata da infezioni di germi o batteri, (Streptococco, Gonococco, Stafilococco, Clamidia..) che raggiungono le tube e l’ovaio più spesso risalendo la via vaginale da infezioni locali genitali o urinarie o dall’esterno (per rapporti sessuali, aborti o parti), ma anche attraverso altre vie, (mucosa uterina, sangue, sistema linfatico o da affezioni vicine come appunto appendicite o diverticolite).
Un recente studio inglese ha evidenziato nelle nuotatrici agoniste un leggero aumento dell’incidenza delle infezioni vaginali, per lo più micosi, trattate efficacemente con creme e/o ovuli, ma nessun aumento dell’incidenza delle infezioni pelviche generalizzate.
 Bisogna pertanto escludere la possibilità di contrarre una annessite in piscina.
Capisco e condivido il tuo stato d’animo per non aver chiare le cause che hanno portato al ricovero d’urgenza, è una situazione che aumenta l’insicurezza nel paziente che non riuscirà per questo a sentirsi mai completamente “guarito”.
Il fatto che gli annessi uterini non siano stati toccati dall’intervento e siano stati conservati, farebbe pensare che l’annessite sia stata secondaria alla appendicite e successiva peritonite.
Comunque la cosa migliore sarà, in occasione di uno dei prossimi controlli, chiedere spiegazioni ai colleghi che ti hanno operata e penso che sicuramente ti potranno dare le informazioni che in questo momento ti mancano.
Da ultimo, da quanto riferisci, l’intervento di appendicectomia, drenaggio e toelette peritoneale in laparoscopia, che hai dovuto affrontare alla fine di giugno, è stato risolutivo, il decorso postoperatorio sembra non aver comportato problemi, e quindi ritengo che attualmente tu possa immergerti, essendo trascorse le quattro / sei settimane che, in questi casi si ritiene debbano passare prima di riprendere l’attività subacquea.
Tutto questo dando per scontata la completa cicatrizzazione della sia pur piccola ferita chirurgica (su cui comunque sarà opportuno proteggersi durante le esposizioni al sole) e l’effettuazione di una visita subacquea annuale che escluda altre condizioni controindicanti.


Un saluto
 Paolo Della Torre

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