Skip to main content
search
0
News

«Provata l’esistenza già 9500 anni fa di una civiltà con capacità tecniche evolute»

By 31 Marzo 2017Aprile 14th, 2017No Comments

«Provata l’esistenza già 9500 anni fa di una civiltà con capacità tecniche evolute»
L’intervista al geofisico friulano che ha scoperto un monolite di oltre novemila anni fa nel mar di Sicilia MORTEGLIANO. E adesso? Ora si prosegue con i rilievi, per arrivare a mappe sempre più dettagliate dal punto di vista geofisico e per assegnare così un contorno più preciso alle attività umane svolte in quell’insediamento 9500 anni fa.
«Intanto, abbiamo stabilito che lì c’era qualcosa di stanziale – spiega Emanuele Lodolo  Abbiamo cioè riesumato le radici di quella civiltà. E lo abbiamo fatto con dati scientifici».
Sotto quelle stesse acque, però, c’è molto altro ancora e la sua spedizione ha già trovato testimonianze non meno eccezionali.
«Diversi mesi prima del monolite – continua Lodolo –, avevamo individuato una specie di muro lungo 820 metri e formato da pietroni di 5 metri per 5 che chiudono una baia. Qualcosa di troppo regolare e chiaramente rimodellato: a nostro avviso, una specie di diga di contenimento contro il progressivo innalzamento del mare, a protezione del villaggio. La spiegazione che ci siamo dati – continua – è che quel sito avesse un’importanza strategica. Purtroppo, però, non disponiamo di elementi scientifici altrettanto inattaccabili e tali da escludere che si tratti invece di una formazione naturale. Quel che ci manca ancora, in altre parole, è la cosiddetta “pistola fumante”. Secondo i nostri studi, comunque, la composizione delle rocce è la stessa di quelle del monolito».
A riprova di quanto evoluta fosse la gente che viveva in quel sito. «La convinzione che i nostri antenati non avessero le conoscenze, l’abilità e la tecnologia per sfruttare le risorse naturali e fare traversate marittime – afferma Lodolo –, deve essere progressivamente abbandonata. Le recenti scoperte di archeologia sommersa hanno definitivamente eliminato il concetto di “primitivismo tecnologico”, spesso attribuito ai cacciatori-raccoglitori delle zone costiere».
La loro strordinaria esperienza di Lodolo e del suo team consegna anche un altro messaggio decisivo alle generazioni di ricercatori presenti e future.
«Per andare a caccia delle vestigia della nostra civiltà nella regione del Mediterraneo – dice il geofisico marino di Mortegliano –, bisogna concentrare le ricerche nelle aree di mare basso delle nostre piattaforme continentali. È lì, sotto quelle acque, che una vasta documentazione archeologica dei primi insediamenti umani giace ancora sepolta. Penso che questa sia la vera sfida dell’archeologia moderna».
Per lui, intanto, i trofei capaci di compensare anni di studi, attese e riscontri, sono davvero arrivati. L’emozione più grande?
«Ricordo in particolare due momenti – racconta –. Il primo, quando uno dei sub, una volta emerso, ha esclamato: “Mah, a me sembra che questa cosa non sia naturale”. Detto da un professionista come lui, è suonato come il migliore incentivo a proseguire lungo la strada intrapresa. Il secondo, lo scorso settembre, quando abbiamo trovato il monolito. “Là sotto – ci hanno detto i sub – c’è una pietra enorme con un buco in testa. Avete trovato quel che cercavate”. E poi, quando abbiamo visto i filmati, è stato pathos allo stato puro». (l.d.f)
fonte: http://messaggeroveneto.gelocal.it

Leave a Reply