By Claudio Mastrodonato
Il fotografo inglese narra l’inquinamento dei mari proponendo una fotografia subacquea fuori dall’ordinario.
Raccontare l’inquinamento marino è – purtroppo – abbastanza semplice e ricorrente.
Farlo attraverso il fuoco di un obiettivo – intriso di originalità e forte impatto metaforico – è proprio di un artista. È proprio di Jason Isley.
Jason Isley. Storia di un fotografo giramondo.
Nativo dell’Inghilterra, Isley (nella foto) dal 1995 è in realtà un globetrotter del mondo naturale, che lo ha visto come cameraman ed esperto di fotografia subacquea a tutte le latitudini, dal Sud Est Asiatico all’Australia, dalle Americhe agli Stati del Nord Africa bagnati dal Mediterraneo, fino all’India e al Nord Europa. Ha partecipato attivamente per serie TV, film e soprattutto documentari a tema ambientale.
Nel 1996 ha fondato con Simon Cristopher il fiore all’occhiello della sua carriera, Scubazoo – con sede a Sabah, in Malesia – un’agenzia di produzione che collabora in lavori di carattere etico e creativo con le principali onlus ed associazioni ambientaliste. In particolare, tra la fine del 2008 ed i primi anni del 2009, Isley ha lasciato la telecamera per dedicarsi anima e corpo alla fotografia, sempre con un occhio privilegiato per il mondo sott’acqua.
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