Gli spiaggiamenti di cetacei e tartarughe marine in Toscana nel 2013
ARPAT ha prodotto, come ogni anno dal 2009, un report dettagliato su tutte le attività svolte nel 2013 per il monitoraggio di spiaggiamenti e catture accidentali di cetacei e tartarughe marine lungo le coste toscane.
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gruppo di lavoro ARPAT e IZSLT con esemplare di Stenella
Anche per il 2013 ARPAT ha prodotto, come ogni anno dal 2009, un report dettagliato su tutte le attività svolte in ambito di monitoraggio di spiaggiamenti e catture accidentali di cetacei e tartarughe marine lungo le coste toscane. I dati raccolti vengono inoltre forniti alla Regione Toscana e vanno ad arricchire il database dell’Osservatorio Toscano Cetacei (OTC) e della biodiversità marina.
La rete regionale per il recupero di cetacei e tartarughe spiaggiate lungo le coste toscane, ed il conseguente intervento sugli esemplari in difficoltà o ormai morti, consolidata anche grazie alle attività del progetto transfrontaliero Gionha (2009-2011), è oggi in via di definizione soprattutto grazie alle attività di coordinamento della Regione Toscana e al suo OTC.
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Recentemente, e precisamente durante il Comitato Scientifico di OTC del 2 ottobre 2013, si è approvato l’ampliamento delle competenze dell’Osservatorio anche in materia di tutela e conservazione delle tartarughe marine in conformità alla L.R.56/2000 e DGR 1175/2004.
L’Osservatorio Toscano dei Cetacei, costituitosi nel 2007, rappresenta il contributo della Regione Toscana alle iniziative internazionali in tema di tutela del mare, delle sue risorse e delle sue peculiarità:
• Santuario Pelagos per la salvaguardia dei Mammiferi Marini, ai sensi delle Legge 391/ 2001, entrato in vigore il 21 febbraio 2002;
• DPR 357/97, attuazione della direttiva Habitat 92/43/CEE, che inserisce le tartarughe marine in allegato D, come specie che richiedono una protezione rigorosa;
• L. 175/99; elaborazione, da parte di ISPRA per conto del Ministero nel 2007, delle “Linee guida per il recupero, soccorso, affidamento e gestione delle Tartarughe marine ai fini della riabilitazione e per il rilascio a scopi scientifici;
• Direttiva 2008/56/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 giugno 2008, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino (MSFD, Direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino).
Con la costituzione dell’Osservatorio, la Regione Toscana ha inteso creare un sistema integrato e coordinato con l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, quale strumento tecnico scientifico della Regione Toscana, e le sue Università, i Centri di ricerca, le Associazioni di categoria delle attività produttive e quelle coinvolte nello studio e nell’osservazione dei mammiferi marini, delle tartarughe marine nonché di tutti i settori interessati alle problematiche della conservazione e dello studio dell’ambiente marino operanti in toscana.
L’Osservatorio può essere pertanto considerato il coronamento naturale di anni di lavoro e di studio di molte realtà presenti sul territorio, che hanno messo a disposizione il loro patrimonio scientifico e le esperienze svolte per condividere un sistema integrato di approccio allo studio dei cetacei e delle tartarughe, al loro ruolo di indicatori di qualità delle acque marine.
L’attività sui cetacei propria di ARPAT è relativa allo studio delle abitudini alimentari, attraverso l'analisi del contenuto stomacale, e dell'età, attraverso lo studio e l'analisi dei denti, argomenti specifici dell’attività del Settore Mare, che già svolge sui pesci, e che hanno lo scopo di fornire informazioni per lo studio e la ricostruzione della rete trofica marina, sulla base anche di quanto richiesto dalla direttiva sulla Marine Strategy (MSFD).
Il compito di ARPAT è anche quello di intervenire, applicare i protocolli, compilare la scheda di rilevamento dati, inviare l’informazione in modo tempestivo alla Banca Dati Nazionale ed indirizzare l'esemplare od eventuali campioni a enti attrezzati per l’intervento (Università di Siena, Università di Padova, Musei di Storia naturale ecc.).
Il coordinamento con realtà ben radicate e presenti sul territorio, come anche lo scambio di dati e informazioni, è fondamentale per operare in maniera precisa e tempestiva ed è il segreto per produrre risultati scientifici completi e di interesse.
Anche per quanto riguarda le tartarughe, l’attività di ARPAT, come per i cetacei, è quella di intervenire sull'animale, raccogliere le informazioni, compilare le schede ed, eventualmente, conservare ed analizzare il contenuto stomacale.
I risultati ottenuti per la tartaruga comune Caretta caretta, ad esempio, indicano come questa specie abbia un comportamento alimentare generalista ed essenzialmente opportunista. Questo fatto la rende particolarmente incline all’ingestione dei detriti marini, soprattutto plastiche di vario tipo, e la espone agli effetti nocivi delle sostanze tossiche in essi presenti. Gli studi condotti da ARPAT confermerebbero l’opportunità di considerare C. caretta come un utile bioindicatore per misurare i livelli di contaminanti e per monitorare l’efficienza delle misure di mitigazione, come espresso anche dalla MSFD.
Per quanto riguarda le tartarughe la totalità dei ritrovamenti del 2013 in Toscana si riferisce ad un’unica specie, la tartaruga comune Caretta caretta. Di questa specie sono stati registrati 47 individui durante il corso di tutto l’anno. Il 74% delle tartarughe recuperate nel 2013 si è concentrato in un periodo abbastanza ristretto dell’anno, concentrato nei mesi marzo-luglio, nell’ambito geografico della provincia di Livorno (50%).
Per i cetacei il 2013 si è configurato come un anno un po’ particolare, in cui si è registrata una mortalità anomala di stenella: su 42 eventi di spiaggiamento registrati, infatti, ben 28 si sono verificati nei soli primi tre mesi dell’anno (periodo gennaio-marzo) e tra questi 20 erano appunto rappresentati da un’unica specie Stenella coeruleoalba (stenella striata).
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L’eccezionalità del fenomeno di questi primi mesi del 2013 può essere confermata anche dal fatto che analoghi spiaggiamenti sono avvenuti lungo l’intera costa Tirrenica: a livello nazionale, nello stesso periodo, si sono registrati 125 spiaggiamenti di cui 95 stenelle.
Il report 2013 sugli spiaggiamenti toscani contiene anche la scheda necroscopia dettagliata di 17 esemplari redatta a cura della veterinaria Dr.ssa Giuliana Terracciano, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT), sede di Pisa, e dai suoi collaboratori. Su questi esemplari, benché non sempre le carcasse presentassero buone condizioni di conservazione, è stato eseguito, a cura dei veterinari dell'IZSLT, un esame anatomo-patologico completo, ricerche batteriologiche, virologiche, parassitologiche, istologiche, sierologiche, genetiche e biotossicologiche.
In relazione a queste ultime va specificato che, oltre ai contaminanti specifici per i cetacei quali PPCB , Hg e pesticidi, sono stati ricercati anche i tossici che si suppone siano stati sversati nell’arcipelago toscano nel 2011 a seguito della dispersione dei fusti dell'Eurocargo Venezia (vanadio, molibdeno, nichel, cobalto). Dalle analisi chimiche effettuate da IZSLT su 17 esemplari spiaggiati, secondo la metodica utilizzata, sono state riscontrate, seppur in concentrazioni non superiori al limite di tossicità, tracce di molibdeno (in 8 campioni su 17) di cobalto (1 campione su 17).
I risultati ottenuti suggeriscono che la moria anomala dei cetacei che si è verificata nel 2013 sia attribuibile ad un’epidemia da Morbillivirus. Tali dati concordano con quanto emerso a livello nazionale. Si ipotizza che l’epidemia da Morbillivirus avrebbe interessato una popolazione naive o comunque con bassa immunità (soggetti giovani). Difficile, comunque, affermare con certezza il ruolo del Morbillivirus come causa primaria di morte in questi soggetti, anche se recenti risultati accrediterebbero questa causa eziologica. Sul fenomeno sono in corso approfondimenti con indagini di laboratorio piuttosto complesse. Tutto il lavoro svolto sottolinea la complessa e proficua collaborazione tra l’IZSLT sez di Pisa ed i diversi soggetti (Ministeri Ambiente e Salute, ARPAT, OTC, IIZZSS, Università di Siena, Banca Dati Spiaggiamenti e Università di Padova, ASL) sia a livello di intervento che di indagini effettuate in questo eccezionale evento che ha visto interessate le coste Italiane.
Gli avvistamenti di cetacei registrati da ARPAT nel 2013
Il Settore Mare di ARPAT nel corso del 2013 ha registrato le osservazioni di cetacei in mare provenienti dai pescatori, da segnalazioni di appassionati del mare e della navigazione, dai colleghi e dagli operatori impegnati nelle campagne di pesca scientifica o nel monitoraggio marino costiero. Tutte le osservazioni vengono quindi effettuate da imbarcazioni di opportunità e non dedicate allo scopo.
Diverse segnalazioni, per esempio, sono state effettuate a bordo dei pescherecci a strascico operanti durante i progetti Medits, Cambiol, Scarti, ecc., a bordo del battello oceanografico Poseidon di ARPAT o delle imbarcazioni della ditta Geopolaris di Livorno; ma anche da collaboratori dell’OTC come le associazioni ECONAUTA e CETUS.
Nel corso del 2013 si sono registrati 24 eventi di avvistamento per un totale di 372 cetacei.
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In base al numero di individui registrati, stenella sembra essere la specie maggiormente avvistata. In realtà durante il 2013 si sono registrati solo 6 avvistamenti di questa specie. Il numero di individui è molto alto in quanto questa specie ha un comportamento gregario caratteristico che la porta a riunirsi anche in gruppi molto numerosi (sono stati stimati anche 200 animali insieme).
Per il tursiope si sono effettuati 11 avvistamenti con una media di individui per gruppo molto più bassa rispetto alla stenella (circa 5 esemplari). L’eccezionale e unico avvistamento di grampi ha fatto registrare un gruppo di 12 individui.
La distribuzione geografica degli avvistamenti registrati rispecchia molto bene il comportamento e le preferenze di habitat delle varie specie: costiero e a bassa profondità per il tursiope, pelagico per la stenella, il capodoglio e il grampo, queste ultime due specie spingendosi molto al largo fino ed oltre i confini delle acque territoriali corse.
Si riconferma anche l’alta frequenza della balenottera e del tursiope nelle acque intorno all’Isola d’Elba.
fonte: hwww.arpat.toscana.it