Alla ricerca del relitto tra Torre dell’Ovo e la Madonnina
Il brano che vi proponiamo è la storia di una nave militare greca naufragata nel mare della Madonnina di Maruggio nel IV secolo a.C. Qui è raccontata attraverso la rivista americana National Geographic , le cui pagine sono riportate nel libro del nostro Tonino Filomena e del capitano Benito Antonelli dal titolo Il relitto della Madonnina (Grazioli sas, 2004). Il testo, che ha goduto del patrocinio della Presidenza della Camera dei Deputati, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, è reperibile presso la Biblioteca comunale di Maruggio.
I ricercatori americani (v. foto) George Bass (1932- in vita) e Peter Throckmorton (1928-1990), pionieri e padri dell’archeologia subacquea, si affacciavano al Mediterraneo agli inizi degli anni Sessanta con i rinvenimenti e gli scavi di Capo Gelidonya e Yassy Ada (Turchia). Solo in seguito, Throckmorton ed altri sub, condussero le loro ricerche lungo le coste italiane e in particolare lungo la fascia ionico-salentina a Sud di Taranto. L’americano rinvenne numerosi relitti marini nel Golfo di Taranto. In molti casi, per la verità, li documentò molto superficialmente, fino al punto che essi risultano, ancora oggi, sconosciuti agli stessi tarantini [Così anche per il relitto di Torre Sgarrata ].
Throckmorton, dopo aver raggiunto Taranto nel febbraio 1967, proseguì lungo la costa orientale della provincia ionica a caccia di relitti marini. Dopo due anni decise di portare a conoscenza del vasto pubblico le sue scoperte attraverso le pagine della rivista americana National Geographic , che riportiamo qui di seguito.
«Nel 1967 immergendomi nel golfo di Taranto, nel sud dell’Italia, rinvenni un relitto di epoca romana. Fu la mia straordinaria buona stella a farmi raccogliere, dal fondo marino, pezzi di fasciame della nave, molti di essi ricavati da larghi legni di pino; sembravano così gialli e freschi come il giorno in cui la pianta venne abbattuta. Legno, chiodi e tenoni erano ancora uniti alle costolature ricavati da alberi cresciuti prima che Gesù Cristo calpestasse le colline sassose della Palestina. Cos’è potuto mai accadere che ha reso possibile a questo relitto di preservarsi così a lungo e diventare un ulteriore tesoro archeologico? La spiegazione sta soprattutto nel carico di sarcofagi di marmo. Una partita di sarcofagi semilavorati con i loro coperchi. Blocchi architettonici e pannelli levigati, stivati sulla nave approssimativamente come venne effettuato diciotto secoli fa. Questo carico pesante ha schiacciato le travature sottostanti. La sabbia protettiva si è posata tutt’intorno ricoprendo il sito del relitto, sigillando il legno da tutti gli altri elementi, meno l’acqua salata. Siamo venuti nel Golfo di Taranto dalla parte bassa dello stivale, seguendo, un’eccitabile traccia che parte da Methoni, una punta a Sud-Ovest della Grecia. Pezzi di ceramica, rinvenuti sotto il carico affondato di sarcofagi di granito semilavorati, ci permisero di datare il relitto al terzo secolo dopo Cristo. continua… http://www.lavocedimaruggio.it/wp/alla-ricerca-del-relitto-torre-dellovo-la-madonnina.html