Ponza: vacanze, immersioni e corsi. Non siamo certo noi a scoprirlo ma una volta di più l’isola di Ponza si è rivelata una piacevole conferma. Ci si arriva dopo circa due ore e trenta di navigazione con partenza da Terracina o Formia con il traghetto, il viaggio da Padova è abbastanza agevole fatta eccezione per gli ultimi chilometri di statale che allungano un po’ i tempi, il tutto viene ripagato dalla vista spettacolare che si ha quando la nave si avvicina alle isole con le pareti a picco sul mare di un blu che a noi adriatici è quasi sconosciuto.
Una volta sbarcati sono accolto sul piazzale del porto da Andrea Donati, un amico, titolare del Ponza Diving che amministra con grande professionalità insieme ad uno staff quasi del tutto femminile sul quale non mi dilungo in complimenti altrimenti verrei accusato di piaggeria. Da non dimenticare Rumen, altro membro dello staff, onnipresente, efficientissimo e granitico. Con l’aiuto di Andrea sempre attento a tutti i dettagli, scarichiamo al diving le nostre attrezzature e prepariamo i rebreathers sul Nettuno per il corso che inizierà l’indomani. Il Nettuno è la barca più grande del Ponza Diving, veramente comoda, ormeggiata davanti al diving con ricarica, possibilità anche di lavare l’attrezzatura e soprattutto la cucina che si rivelerà di ottimo livello. Prendiamo possesso di un appartamento molto carino, posto un po’ in alto con una splendida vista su tutta la baia di Ponza. La prenotazione è stata fatta sempre attraverso il Ponza diving. La mattina successiva iniziamo la settimana di corso Inspiration con Andrea come allievo e un corso Megalodon Copis con altri 2 allievi. I fondali di Ponza si prestano molto bene per fare corsi hanno una buona varietà di fondali e rispetto alle nostre pozzanghere c’è anche qualcosa da vedere tra un esercizio e l’altro così si allenta la tensione che inevitabilmente si crea nell’utilizzo di una attrezzatura come il rebreather che costringe a ripensare e re imparare a stare in acqua nel senso che le conoscenze acquisite in circuito aperto non sempre ci assistono. Le giornate scorrono veloci tra una immersione alle Formiche e una allo scoglio della Botte, i dubbi iniziali di Andrea lasciano presto il posto all’entusiasmo per le possibilità che offre l’immersione con apparecchi a circuito chiuso rispetto all’aperto. Entusiasmo che è quasi confrontabile al mio quando tra una immersione e l’altra ci presenta dei piatti fumanti di pennette con pomodorini e mozzarella di bufala. L’allenamento e soprattutto la capacità di pensare sott’acqua sono una delle componenti fondamentali per un subacqueo in circuito chiuso. Imparare a ragionare invece di dare delle risposte automatiche è una delle cose alle quali un subacqueo CCR deve tendere per la sua sicurezza. Parallelamente si è svolto anche un corso Megalodon Copis, rebreather a circuito chiuso che contrariamente all’Inspiration che è a controllo elettronico questo è invece meccanico con un flusso di ossigeno fisso che è pari al consumo metabolico del subacqueo. La settimana termina velocemente con la soddisfazione da parte di tutti e la consapevolezza delle possibilità che gli apparecchi a circuito chiuso sia meccanici che a controllo elettronico offrono non solo dal lato delle performance in termini di tempi di permanenza e sicurezza ma anche dal rapporto meno invasivo con l’ambiente e la possibilità di avvicinare il pesce senza che questo sia spaventato dal rumore delle bolle. L’ospitalità di Ponza ci mancherà, ma ci rivedremo a novembre non a Ponza questa volta ma presso l’Ischia Diving ovviamente a Ischia per un corso di trimix con rebreather e la possibilità di esplorare alcuni relitti profondi presenti in zona e le stupende pareti di Sant’Angelo. Un saluto a tutti e buone immersioni…. silenziose