Il mare in tre domande a… Michele Stefanile
di Marco Molino
Trovi un frammento di colonna dorica durante lo scavo di un palazzo. Fermi i lavori e chiami la Soprintendenza. La scoperta è interessante, ma forse non eccezionale in questa Italia scrigno mondiale del patrimonio culturale. Trovi lo stesso mozzicone di colonna sott’acqua, ricoperto di alghe e molluschi, e cominci a viaggiare con la fantasia pensando agli abitanti di Atlantide e alle avventure del capitano Nemo in Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. Ebbene sì, le misteriose profondità marine aggiungono ad ogni ritrovamento quelle suggestioni che sulla terraferma, circondati come siamo dalla storia di pietra, abbiamo un po’ smarrito.
Michele Stefanile, quali tesori archeologici si nascondono lungo gli ottomila chilometri di costa del Belpaese? L’Italia, per la sua posizione geografica e per la sua lunghissima e complessa parabola storica è un Paese estremamente ricco dal punto di vista archeologico; questa densità altissima di siti di ogni epoca non si arresta, evidentemente, al bagnasciuga, ma continua al di sotto del livello del mare, con una quantità incredibile di relitti, siti e strutture sommerse: impressionante la varietà di queste testimonianze del nostro passato, che includono antiche navi cariche di anfore, marmi, metalli, ma anche intere città con strade, mosaici e terme, un tempo popolate dai Romani e oggi attraversate da pesci. Stimare una ricchezza simile non è semplice: basti pensare che pochi anni fa un progetto di censimento voluto dall’allora ministero dei Beni Culturali (ArcheoMar) permise di identificare oltre 1.000 siti sommersi nelle sole acque di Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, e che la Soprintendenza del Mare siciliana, l’unica in Italia, ha censito negli anni più di 700 siti: un patrimonio davvero unico. CONTINUA…