Tra i tanti tuffi reali e virtuali che sarà possibile effettuare all'Eudi
2015, uno non passerà inosservato perché
consentirà ai visitatori di tornare indietro nel tempo, molto indietro, all'epoca delle guerre puniche di scolastica
memoria. Per tutta la sua durata, infatti, la grande fiera della subacquea vedrà esposta all'ingr
esso una perfetta
replica di un rostro di nave romana grazie alla collaborazione dell'Accademia di Scienze e Tecniche Subacquee e dei
suoi Tridenti d'Oro e della Regione Siciliana
–
Soprintendenza del Mare. Il rostro, che tutti potranno ammirare, è una
fed
ele riproduzione di uno di questi strumenti di guerra, recuperato dagli archeologi subacquei diretti dal Prof.
Sebastiano Tusa nel Mare delle Egadi, probabile sito della Battaglia Navale del 241 a.C. Lo scontro, infatti, avvenne a
Nord
–
Ovest di Levanzo, do
ve le ricerche archeologiche effettuate dalla Soprintendenza del Mare della Regione
Siciliana in collaborazione con la nave oceanografica Hercules della fondazione americana RPM Nautical Foundation,
hanno messo in evidenza le prove (rostri, elmi, etc.) che
ormai fugano ogni dubbio sulla reale dinamica della
battaglia.L’originale, dell'altezza di 95 cm ca., fu realizzato in bronzo (o lega bronzea) con la tecnica della fusione a
cera persa e pesa 120/140 Kg. Si tratta di rostro navale del tipo cosiddetto "a t
ridente", cioè con tre fendenti laminari
orizzontali, rafforzati da un tridente verticale. Ad un esame più ravvicinato si possono notare lungo i bordi tracce dei
chiodi mediante i quali veniva agganciato alla parte lignea dello scafo. Sulla guaina della ru
ota di prua è presente un
apparato decorativo ed epigrafico costituito da una figura femminile alata che porta in alto il braccio destro e stringe
nella mano una corona, con l’altra mano invece regge un lungo ramo di palma sostenuto dal braccio sinistro di
steso
lungo il corpo. La figura è sormontata da un'iscrizione in caratteri latini a rilievo che riporta i nomi di due personaggi
maschili: M POPVLICIO· L·F· Q·P / C· PAPERIO·TI· F, corrispondenti a due magistrati romani Populicio e Paperio,
questori in ca
rica nel periodo di realizzazione dell'armamento della flotta.Accanto al rostro sarà possibile vedere uno
dei più antichi elmi conosciuti, e il preferito per armare le legioni consolari. Di origine celtica,è
detto
Montefortino
dal nome dell’omonima necropo
li situata vicino ad
Ancona, dove per primo è stato ritrovato.
Realizzato anch'esso in bronzo, presentava un coppo allungato che garantiva maggiore resistenza ai colpi dall'alto.
Nella parte più alta dell'elmo era collocato un
apex
sul quale si inserivano
delle piume, con lo scopo di far sembrare
più alti i soldati all'occhio del nemico, come ci racconta lo storico Polibio; per proteggere la testa veniva fissato
all'interno dell'elmo una protezione in cuoio. Questo esemplare, recuperato nel 2011, fa parte d
i un gruppo di sette
elmi dello stesso tipo provenienti dall’area della battaglia delle Egadi. Sarà una splendida occasione per ricordare un
pezzo di storia e pensare all'inscindibile rapporto tra subacquea e archeologia subacquea, un settore che accanto a
tecnici di alto livello può contare in Italia su tanti appassionati e non pochi volontari