[img]http://serhost.digimaweb.it/file/attachment/2014/06/28cca493eb5cc9bbac2547dfc70bbf0d_view.jpg[/img]L’opera non ancora inaugurata a 22 anni dai primi passi. E l’onorevole Maran interroga il ministro Franceschini
Per la realizzazione del Museo Nazionale di Archeologia subacquea, semplicemente individuato come Museo del Mare, sono già stati spesi oltre 10 milioni di euro.
L’opera, però, nonostante siano passati 22 anni, non è stata ancora inaugurata. A fare le pulci a quanto accaduto in questi anni (un po’ di tempo fa la vicenda era, tra l’altro, finita, proprio per i ritardi, anche sulla trasmissione Striscia la Notizia) è il senatore Alessandro Maran che ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro per i Beni e le Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini.
Dopo aver illustrato dettagliatamente la situazione, Maran ha chiesto al Ministro quali azioni il Ministro intenda intraprendere nei confronti della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia per addivenire ad una, seppur tardiva, soluzione del caso.
Del museo se n’erano interessati direttamente anche altri due ministri, Sandro Bondi e soprattutto Giuliano Urbani che, accompagnato dal soprintendente Bocchieri, aveva pure visitato la struttura assicurando una pronta apertura. La vicenda è davvero lunga.
Si incomincia, infatti, nel 1986 quando viene scoperto il relitto di una nave oneraria romana risalente ai primi secoli dopo Cristo.
L’anno dopo avviene il recupero dei primi reperti della nave (idrie, bronzi, anfore, parti di stadere), che la direttrice del Museo di Aquileia, Paola Lopreato, battezza “Iulia Felix”. Data l’importanza del rinvenimento iniziano ad arrivare gli esperti inviati da Roma e tutto passa nelle mani della Soprintendenza regionale. E iniziano a lievitare i costi.
Nel frattempo, nel 1992, il Comune di Grado destina al Ministero dei Beni Culturali in comodato gratuito per 99 (rinnovabili per altri 99 anni) l’edificio della ex scuola “Scaramuzza”, al fine di realizzare il museo del mare che darebbe dimora alla Iulia Felix. Tuttavia i costi per la realizzazione della sola attrezzatura, per il recupero integrale del relitto, attrezzatura che si rivelerà a breve inutilizzabile, ammontano a ben 400 milioni delle vecchie lire. Nel 1994 il progetto originario subisce, come scrive Maran al Ministro, per mano della Soprintendenza ai beni culturali del Friuli Venezia Giulia una modifica progettuale sostanziale con l'introduzione di spazi dedicati a una libreria-boutique al piano terra e un bar-ristorante sulla terrazza dell'edificio, mentre il piano di ricostruzione della Iulia Felix inizia a rilento e poi si ferma del tutto: il certosino lavoro di ricomposizione dello scafo delle centinaia di tessere deve ancora essere fatto: sarà come costruire un grande puzzle. Qualche segnale di una parziale apertura lo si ha proprio di questi tempi.
Non c’è ufficialità alcuna ma l’attuale Soprintendente, Luigi Fozzati, potrebbe riuscire nell’intento di aprire parzialmente il museo. Potrebbero, infatti, venir aperti l’area ingresso e le sale dedicate alla didattica e alle conferenze mentre al primo piano – dove in questi ultimi anni sono già state ospitate la rassegna dei presepi e altre mostre – verrebbe esposto il materiale recuperato. Non lo scafo, però. Di questo se ne riparlerà, infatti, chissà fra quanto tempo.
di Antonio Boemo.
fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it
Per la realizzazione del Museo Nazionale di Archeologia subacquea, semplicemente individuato come Museo del Mare, sono già stati spesi oltre 10 milioni di euro.
L’opera, però, nonostante siano passati 22 anni, non è stata ancora inaugurata. A fare le pulci a quanto accaduto in questi anni (un po’ di tempo fa la vicenda era, tra l’altro, finita, proprio per i ritardi, anche sulla trasmissione Striscia la Notizia) è il senatore Alessandro Maran che ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro per i Beni e le Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini.
Dopo aver illustrato dettagliatamente la situazione, Maran ha chiesto al Ministro quali azioni il Ministro intenda intraprendere nei confronti della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia per addivenire ad una, seppur tardiva, soluzione del caso.
Del museo se n’erano interessati direttamente anche altri due ministri, Sandro Bondi e soprattutto Giuliano Urbani che, accompagnato dal soprintendente Bocchieri, aveva pure visitato la struttura assicurando una pronta apertura. La vicenda è davvero lunga.
Si incomincia, infatti, nel 1986 quando viene scoperto il relitto di una nave oneraria romana risalente ai primi secoli dopo Cristo.
L’anno dopo avviene il recupero dei primi reperti della nave (idrie, bronzi, anfore, parti di stadere), che la direttrice del Museo di Aquileia, Paola Lopreato, battezza “Iulia Felix”. Data l’importanza del rinvenimento iniziano ad arrivare gli esperti inviati da Roma e tutto passa nelle mani della Soprintendenza regionale. E iniziano a lievitare i costi.
Nel frattempo, nel 1992, il Comune di Grado destina al Ministero dei Beni Culturali in comodato gratuito per 99 (rinnovabili per altri 99 anni) l’edificio della ex scuola “Scaramuzza”, al fine di realizzare il museo del mare che darebbe dimora alla Iulia Felix. Tuttavia i costi per la realizzazione della sola attrezzatura, per il recupero integrale del relitto, attrezzatura che si rivelerà a breve inutilizzabile, ammontano a ben 400 milioni delle vecchie lire. Nel 1994 il progetto originario subisce, come scrive Maran al Ministro, per mano della Soprintendenza ai beni culturali del Friuli Venezia Giulia una modifica progettuale sostanziale con l'introduzione di spazi dedicati a una libreria-boutique al piano terra e un bar-ristorante sulla terrazza dell'edificio, mentre il piano di ricostruzione della Iulia Felix inizia a rilento e poi si ferma del tutto: il certosino lavoro di ricomposizione dello scafo delle centinaia di tessere deve ancora essere fatto: sarà come costruire un grande puzzle. Qualche segnale di una parziale apertura lo si ha proprio di questi tempi.
Non c’è ufficialità alcuna ma l’attuale Soprintendente, Luigi Fozzati, potrebbe riuscire nell’intento di aprire parzialmente il museo. Potrebbero, infatti, venir aperti l’area ingresso e le sale dedicate alla didattica e alle conferenze mentre al primo piano – dove in questi ultimi anni sono già state ospitate la rassegna dei presepi e altre mostre – verrebbe esposto il materiale recuperato. Non lo scafo, però. Di questo se ne riparlerà, infatti, chissà fra quanto tempo.
di Antonio Boemo.
fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it