Dal 2010 la scoperta è diventata un vero e proprio progetto scientifico dal titolo “Archeologia Subacquea dei paesaggi costieri di Pantelleria” portato avanti dall’Università di Sassari sotto la guida di Leonardo e finanziato da Arcus con il supporto dalla Sovrintendenza del mare della regione Siciliana. Un progetto nelle cui ricerche è stato coinvolto anche il gruppo archeologico di Ravenna e i cui ritrovamenti oggi sono oggetto di un vero e proprio museo archeologico subacqueo.
Il 23 luglio, durante l’ultima immersione prima di tornare in Italia, Leonardo ha avuto un brutto incidente di decompressione e quando è uscito dall’acqua non sentiva più braccia e gambe. Da quasi due settimane è in cura al Centro Iperbarico dove sta seguendo una procedura innovativa elaborata dal Dott. Longobardi e Dott. Della Torre appositamente per il suo caso. Il suo fisico ha risposto molto bene e Leonardo è stato trasferito al centro per la riabilitazione di Villanova sull’Arda con la speranza che possa ritornare al più presto a portare alla luce altri tesori nascosti in fondo al mare.
Ciao Leonardo, come ti senti oggi?
Un po’ meglio, sento che pian piano sto recuperando.
Puoi raccontarci cosa è successo a Pantelleria?
Era l’ultimo giorno di immersione prima di tornare in Italia, il progetto di ricerca si stava concludendo nel migliore dei modi ma proprio nell’ultima risalita ho avuto l’incidente. Finché ero sotto non ho avuto nessun sintomo, ma appena ho messo la testa fuori dall’acqua mi sono accorto di non riuscire a muovere braccia e gambe.
Una manovra sbagliata?
No, con me c’era la mia ragazza e ha seguito le mie stesse identiche procedure senza avere nessun problema. Le manovre erano corrette, l’incidente si è verificato perché avevo molto azoto nell’organismo per le tante immersioni fatte nei mesi precedenti.
Ti sei accorto subito di cosa era successo?
Certo, è il mio lavoro e so bene cosa può capitare. Mi hanno subito caricato in barca e ho iniziato a respirare ossigeno. Arrivato sul bagnasciuga ho aspettato circa due ore e pian piano ho iniziato a sentirmi meglio. Da qui mi hanno trasferito immediatamente in camera iperbarica a Pantelleria ma subito non ci sono stati miglioramenti, anzi fisicamente mi sentivo più affaticato.
Hai avuto paura?
Sì, tanta. Ho visto altri compagni di squadra avere problemi simili, ma di solito dopo la prima camera iperbarica iniziavano a riprendersi mentre io non vedevo risultati.
A questo punto hai deciso di spostarti in Ravenna?
Ho passato la notte del 23 luglio in ospedale a Pantelleria e al mattino ho fatto altre 5 ore e mezza di camera iperbarica. A quel punto ho chiesto di essere trasferito a Ravenna perché conoscevo il Dott. Longobardi e sapevo che lui mi poteva aiutare: mi hanno caricato su un aereo appositamente attrezzato e alle 9 di sera ero al Centro Iperbarico.
Mi aspettavano il Dott. Longobardi e il Dott. Della Torre e alle 21 sono entrato in camera iperbarica dove sono rimasto tutta la notte: la “seduta” è durata 9 ore e mezza.
Senti di avere miglioramenti?
Sì, ogni giorno sono impegnato tra fisioterapia, camera iperbarica, osteopatia e anche trattamenti FREMS quindi non saprei dire esattamente di quale terapia sia il merito ma sento piccoli miglioramenti costanti quotidiani. Ora sono tornato a muovere le braccia e ho iniziato a sentire più sensibilità nel busto. Fino a sabato prossimo continuerò così e spero di migliorare il più possibile, poi mi trasferiranno in un centro per la riabilitazione ma ancora non so dove.
Come ti sei trovato al Centro iperbarico Ravenna?
Davvero bene: dalla mattina alla sera non mi hanno mollato un attimo, sono sempre seguito, mai lasciato solo. Anche dal punto di vista del supporto morale l’aiuto che ho trovato qui è stato davvero importante.
Proprio verso al fine della nostra intervista entra l’osteopata del Centro, Marco Gaudenzi, per chiedere a Leonardo come sta dopo il trattamento che hanno fatto la mattina dentro la camera iperbarica.
“Ohi Marco, questa cosa che mi hai fatto qua mi fa respirare molto meglio, non me l’aspettavo davvero così in fretta!” dice subito Leonardo.
Durante la seduta Leonardo ha sentito uno sblocco importante nel diaframma e ora la respirazione più profonda. – ci spiega Marco – è anche riuscito a muovere la gamba per la prima volta! Domani ripeteremo il trattamento anche fuori dalla camera”.
A sentirli parlare si capisce che Leonardo e Marco si intendono bene, sarà perché sono entrambi sub. A dire la verità qui al Centro Iperbarico Ravenna i subacquei sono proprio tanti, infatti Leonardo ci lascia con una promessa: “Quando mi ripiglio organizzo un’immersione con tutto il Centro Iperbarico ravennate a Pantelleria”.
Una promessa è una promessa, ci contiamo Leonardo.
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Leonardo è arrivato a Ravenna grazie all’interessamento del DAN Europe che ha sostenuto i costi del trasferimento da Pantelleria. Le cure fatte al Centro Iperbarico di Ravenna sono state: trattamento in camera iperbarica secondo una procedura elaborata dal dr. Pasquale Longobardi (modificando la tabella CX30) che prevede la respirazione di miscela ossigeno/elio (50/50) tra la pressione assoluta di 4 bar (30 metri di profondità) e 2,8 bar (18 metri), proseguendo con la respirazione di ossigeno puro tra 2,8 bar e la superficie. La durata totale del trattamento è nove ore e sette minuti e durante il trattamento iperbarico è stato somministrata la lidocaina, un anestetico che stabilizza la barriera tra il sangue e il sistema nervoso (utilizzando il protocollo della Duke University, USA). Inoltre è iniziata, già durante il primo trattamento, la riabilitazione in ambiente iperbarico.
Al termine del primo trattamento c’è stato il recupero degli arti superiori e il miglioramento dell’arto inferiore sinistro, nonostante sia stato appliacato tre giorni dopo l’incidente e dopo due trattamenti iperbarici eseguiti con respirazione in ossigeno puro presso l’Ospedale di Pantelleria, nel pieno rispetto delle norme di buona prassi condivise a livello internazionale ma che non sono stati di beneficio per Leonardo.
Dopo il primo trattamento iperbarico, Leonardo ha proseguito la riabilitazione in camera iperbarica (e fuori, in Ospedale). Lo schema del trattamento iperbarico è stato ideato dal dr. Pasquale Longobardi e dal dr. Paolo Della Torre appositamente per Leonardo. Lo schema prevede la respirazione di miscela ossigeno/elio (50/50) a 2,8 bar (18 metri) e poi ossigeno puro a 1,9 bar (9 metri) per una durate di circa due ore. Questo schema innovativo ha il vantaggio di sfruttare gli effetti benefici dell’elio nel facilitare la funzione del sistema nervoso (qui) e, contemporaneamente, permette di mantenere una pressione parziale di ossigeno costante a 1,9 bar. Ci sono evidenti benefici nel facilitare il lavoro della fisioterapista in iperbarismo.
Il successo del percorso terapeutico a Ravenna si basa sulla perfetta collaborazione tra eccellenze quali il Reparto di Neurologia (primario: dott. Fabrizio Rasi), di Medicina Fisica e Riabilitazione (primario: dr. Giordano Gatta che è egli stesso un subacqueo) e il Centro iperbarico Ravenna. Il Centro si avvale di quattro fisioterapisti esperti in iperbarismo. Leonardo è seguito con attenzione e passione da Sara Vignoli e Marco Gaudenzi.
fonte:iperbaricoravennablog.it