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La storia del Delfino Primo;la-storia-del-delfino-primo

Quella notte al largo dell’Isola di Nantucket c’era nebbia, la visibilità non superava i due metri. Alle ventitré e dieci la prua rinforzata della nave passeggeri svedese Stockholm penetra nella fiancata dell’Andrea Doria.

Inizia così l’agonia del transatlantico italiano, che affondò dopo undici ore. Era il 25 luglio 1956. Nella collisione persero la vita quarantasei passeggeri a bordo dell’Andrea Doria e cinque persone di equipaggio in servizio sulla Stockholm. Con sette scialuppe la nave svedese portò in salvo cinquecentoquarantadue persone e poi rientrò a New York alla velocità di otto nodi e con un milione di dollari di danni. Nel novembre dello stesso anno riparte dalla North Carolina destinazione Bermuda. Riprende così la sua carriera di nave passeggeri per la Swedish-America Line. In seguito il transatlantico viene venduto ad una società della Germania dell’Est che lo utilizza per collegare il Venezuela con la Colombia. Successivamente passa ad una società giapponese. Nell’anno 1989 arrivò in mani italiane e più tardi fu acquistata dalla Festival Cruise Line dove attualmente batte bandiera portoghese e naviga con il nome di Athena. Forse in pochi sanno che una di quelle sette scialuppe in alluminio, lunga nove metri e venti, larga tre metri e trenta, sta lavorando ancora nel nostro mare con il nome di “Delfino Primo”. Mario Cotechini di Sestri Levante, l’acquistò più di venti anni fa per trasformarla in diving galleggiante. Da esperto barcaiolo si è specializzato nell’accompagnare trecentosessantacinque giorni l’anno gruppi di subacquei, provenienti da tutto il mondo, ad esplorare i tanti relitti adagiati nel mare del Golfo del Tigullio regalando l’emozione di navigare a bordo di una imbarcazione che ha vissuto il più grande salvataggio in mare della storia.

Di Vittorio Innocente 

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