Prosegue l’attività didattica del CEDIFOP di formazione professionale dei commercial diver in Italia. Si è appena concluso un altro corso per la certificazione degli OTS secondo programmi validati dallâIDSA e HSE, cosi come prevede il PROF 2011 per le attività formative per OTS svolti in Sicilia; è appena cominciato un altro corso IMCA per DIVER MEDIC, secondo standard e programmi validati da IMCA, e subito dopo sono in cantiere 2 progetti: il primo per il completamento degli standard IDSA per Scuba and Surface Supplied, cioè per chi è già OTS e, rispettando gli standard dei percorsi formativi CEDIFOP, vuole completare il percorso previsto dallâIDSA per i 0-30 metri.
Subito dopo (luglio/agosto) il primo corso per TOP UP, già autorizzato dalla Regione Siciliana â Assessorato Regionale dellâIstruzione e della Formazione Professionale, nel rigoroso rispetto degli standard internazionali, di cui, esattamente in una lettera prot. n.681/GAB del 16/marzo/2011, il Capo di Gabinetto dellâAssessore Regionale dellâIstruzione e della Formazione Professionale, dott. Nino Emanuele, specifica che âcon la pubblicazione del PROF 2011, la Regione Siciliana â âautorità competenteâ in materia di Formazione Professionale sul territorio regionale siciliano designata dalla legislazione vigente in Italia â ha disposto che i corsi di formazione professionale per O.T.S. (Operatori Tecnici Subacquei) di livello Base e di specializzazione si devono attenere alla direttiva 2005/36/CE, adottando gli standard dei programmi validati da IDSA (International Diving Schools Association) e HSE (Healt and Safety Executive) â Delibera di Giunta n.350 del 04/10/2010.
In particolare la regione Sicilia ha autorizzato lo svolgimento dei seguenti corsi, che possono essere realizzati solo nel territorio di competenza della Regione siciliana, dove per il rilascio degli attestati di qualifica professionale, le attività formative sono subordinate ai controlli ispettivi dellâIspettorato del Lavoro, dellâUfficio Provinciale del Lavoro (U.P.L.) e si concludono con un Esame Finale innanzi una Commissione esaminatrice istituita con decreto emanato dallâAssessorato regionale dellâIstruzione e della Formazione Professionale. Gli attestati rilasciati vengono repertoriati e vidimati dal C.P.I. dellâassessorato regionale dellâistruzione e della Formazione Professionale della regione Siciliana. I suddetti corsi sono:
âOperatore Tecnico Subacqueo Specializzatoâ per il riconoscimento di âScuba & Surface suppliedâ
âOperatore Tecnico subacqueo â Top Up â IDSA level 3â per il riconoscimento âSurface supplied (Top Up)ââ
Per la prima volta in Italia quindi, sotto un rigoroso controllo, obbligatorio nella formazione professionale isolana, delle autorità competenti, si svolgerà il primo in assoluto corso per la certificazione internazionale del Top Up, per restituire finalmente dignità a livello internazionale alla figura italiana del commercial diver, che fino ad oggi ha dovuto rivolgersi allâestero per il conseguimento di tale certificazione.
Una vittoria sicuramente della qualità formativa del CEDIFOP, ma anche dellâintera Regione Siciliana che ha accettato facendoli propri gli standard formativi IDSA, che rappresentano una didattica meticolosa ed analitica nel mondo della subacquea industriale, come lo sono PADI o CMAS o le tante altre didattiche esistenti nel mondo della subacquea sportiva ricreativa.
Questo passaggio arriva anche in un momento molto particolare e delicato per la formazione in Italia, dove la mancanza di un quadro ben definito a livello nazionale con una precisa legislazione in questo settore, ha portato al proliferare di falsi proclami e certificazioni, che danneggiano lâimmagine di questa categoria.
Sono perfettamente appropriate i seguenti passaggi tratti dallâintroduzione della proposta di legge 2369 presentata alla Camera dei Deputati – durante lâattuale legislatura in Italia dal titolo âDisposizioni concernenti le attività professionali subacquee e iperbaricheâ (Presentata il 7 aprile 2009):
âOggi esiste un proliferare di pseudo-scuole subacquee con didattiche professionali che di professionale hanno ben poco; e questo nonostante, storicamente, l’Italia abbia prodotto subacquei di notevole levatura, attraverso la Marina militare o l’iniziativa, lodevole ma indisciplinata, delle aziende che operano nel settore. L’Unione europea detta normative ben precise che regolano l’attività professionale subacquea, che gli altri Stati membri hanno adottato ed applicato già da tempo; solo l’Italia risulta ancora inadempiente. (â¦) La subacquea industriale, invece, ha bisogno di una legislazione che includa tutto il territorio nazionale perché l’operatore subacqueo del settore si protende verso il più vasto ambito internazionale; ciò è desumibile dal fatto che la maggioranza degli operatori entra a livello locale (iscrizione al registro dei sommozzatori in servizio locale istituito presso la competente capitaneria di porto) ma ben presto buona parte, passa a lavorare con i centri diving industriali in off-shore.
Bisogna tenere conto che il mondo del lavoro e la situazione territoriale, nel quale può operare la figura professionale del sommozzatore industriale, vanno oltre i limiti regionali e nazionali e quindi, al fine di sostenere la mobilità professionale delle persone, i percorsi formativi devono seguire il percorso indicato dalle regole della formazione nel settore industriale. Questi percorsi per essere validi, oltre che nel territorio italiano anche in quello internazionale, devono adottare standard definiti in coerenza con quelli internazionali previsti dall’Health and Safety Executive (HSE), dall’Association on Diving Contractors (ADC), dall’International Diving Schools Association (IDSA), dall’International Marine Contractors Association (IMCA) e da altri organismi similari, che possono garantire una maggiore spendibilità della qualifica di sommozzatore italiano a livello internazionale. Nessun altro percorso formativo dovrebbe abilitare all’iscrizione nel registro dei sommozzatori.
Una certa facilità di accesso a quella che risulta essere la porta d’ingresso, cioè l’iscrizione nel registro dei sommozzatori in servizio locale (portuale e immediate adiacenze), peraltro legittimata dalla normativa in vigore, ha gravi implicazioni e penalizza tutto il settore.
L’unica figura professionale subacquea riconosciuta dalla normativa in vigore è quella dei sommozzatori iscritti nei registri delle capitanerie di porto, la cui attività ha una limitazione territoriale ben definita, mentre la gran parte delle operazioni subacquee si svolge al di là e al di fuori dell’ambito portuale, senza che sia prevista alcuna normativa che regoli e che tuteli la figura professionale degli operatori di questo settore.
Quanto mai opportuno e urgente è, quindi, un ordinamento del settore che parta dalla formazione, prevedendo la caratterizzazione e il controllo delle scuole e dei centri di formazione, l’allineamento alle normative comunitarie delle qualifiche e dei brevetti degli operatori subacquei nonché un controllo continuo e capillare delle figure professionali durante lo svolgimento delle attività subacquee. â
Ad una mancanza di una formazione adeguata e inappropriata si possono sicuramente imputare anche diversi incidenti mortali che hanno funestato questo settore, e sicuramente di questo è convinto anche lâOn. A. Di Biagio che, in un suo intervento alla Camera dei Deputati, sullâordine dei lavori del 28 Aprile 2011, sottolinea nel suo discorso sullâassenza di una legge pertinente, riferendosi allâultimo incidente mortale nel settore, che âMi assumo ogni responsabilità nellâaffermare con certezza e risolutezza che la promulgazione e conseguente applicazione di queste disposizioni avrebbe potuto salvare la vita a questo giovaneâ
Ecco perché la Regione Sicilia, sta adottando una serie di precise iniziative, di cui lâadozione di questi standard per la formazione, ponendosi come esempio per il resto dâItalia, un laboratorio sperimentale, di qualità e professionalità e di rispetto delle normative internazionali nel settore, non solo per il resto dâItalia, ma anche a livello internazionale, per quei Paesi dove si stanno affrontando gli stessi problemi, causati da mancanza legislativa che regolamenta attività e formazione di questo settore.
di Manos Kouvakis