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Ipercapnia 1° parte

By 12 Novembre 2019Novembre 30th, 2019No Comments

Chiunque abbia frequentato corsi per immersioni profonde o con decompressione ha di certo approfondito il tema dei rischi connessi con la respirazione di azoto e ossigeno iperbarici.

Questi due gas sono infatti i costituenti principali sia dell’aria che delle miscele Nitrox.

Durante una immersione a profondità impegnative, raggiungono una pressione parziale che può avvicinarsi ai livelli di guardia, da tenere quindi sotto controllo. Il rischio legato all’ossigeno è la sua tossicità sul sistema nervoso centrale, che può portare ad un attacco convulsivo, mentre il problema legato all’azoto è la ben nota sindrome narcotica da aria compressa. L’ossigeno come sappiamo va mantenuto prudenzialmente entro la pressione parziale di 1,4 bar, mentre l’azoto inizia a dare sintomi di narcosi in soggetti sensibili ad una pressione parziale oltre i 3 bar. Potremmo quindi pensare che tenere a bada questi due gas sia sufficiente a gestire una immersione profonda in sicurezza.

Ma c’è un terzo incomodo, presente nell’aria in percentuali veramente minime rispetto agli altri due gas, tanto da essere quasi sempre estromesso dai nostri calcoli e considerazioni.

L’anidride carbonica che costituisce una minaccia subdola e silenziosa.

Molti ritengono, a torto però, che l’anidride carbonica non costituisca un pericolo proprio perché presente nell’aria soltanto in percentuale minima.

In realtà però essa è generata nel nostro organismo come prodotto tossico della respirazione cellulare, ovvero del processo che permette di ottenere energia dall’ossidazione degli zuccheri o dei grassi.

Per essere eliminata, l’anidride carbonica generata nei tessuti si riversa nel sangue venoso e da questo viene portata ai polmoni per essere espulsa.   CONTINUA…

 

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