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Napoli ritrova Parthenope

Napoli ritrova Parthenope

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Napoli ritrova Parthenope. La leggenda diviene finalmente storia. Grazie alla scoperta di un pool di archeologici  che hanno eseguito ricerche a ridosso dell scogliera di via Partenope, nell’ambito di un progetto finanziato dalla Libera Università IULM di Milano, Dipartimento di Studi Umanistici, sono stati rinvenuti un tracciato stradale

tagliato nel tufo con ancora le tracce dei carri, un taglio semicircolare e un varco largo circa 36 m, sempre intagliati nel tufo. Tutti questi manufatti sono indubbiamente opera dell’uomo. Profondità circa 4 m. Nell’area antistante il versante di ponente di Castel dell’Ovo si è rinvenuta una cresta di tufo attraversata da 4 gallerie con taglio trapezoidale, larghe circa 1,50 m, alte circa 2,00 m e lunghe fra i 4 e i 7 m. Profondità fra i 4 e i 6,50 m. Secondo gli esperti  si è in presenza di manufatti umani effettuati quando l’area era in emersione. Si potrebbero, ipoteticamente ma è da approfondire, collegare ad un approdo della antica colonia di Palaepoli/Parthenope (vissuto dalla metà del VII alla metà del VI a.C.) stanziata sulla sommità di Pizzofalcone.

La Napoli greca riemerge pian piano aprendo nuovi scenari storici. Parthenope è stata una sirena ma anche una colonia greca incastonata sulla costa che guarda il Vesuvio e che saliva verso Pizzofalcone. Il ritrovamento dell’approdo segnala la presenza dell’uomo in epoca greca e conferma l’esistenza di un nucleo portuale già in quell’epoca. CONTINUA…

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