Il 16 Gennaio 2014 nel mare di Torretta Granitola a Campobello di Mazara (TP), Gianpaolo Mirabile, appassionato subacqueo, ha segnalato alla Soprintendenza del Mare la presenza di un reperto archeologico a pochi metri dalla riva e dunque a rischio di depredamento.
Il suo pronto intervento ha permesso il recupero di una stele rettangolare cuspidata in pietra calcarenitica, sulla quale è raffigurata – entro una nicchia quadrangolare – una figura umana di difficile lettura a causa delle concrezioni marine e per la lunga permanenza subacquea. Si distinguono la testa presumibilmente ricoperta da alto copricapo o corona, il corpo ricoperto da un'ampia veste, la mano sinistra che trattiene al corpo un'altra figura più piccola (animale?, bambino? oggetto?), mentre la mano destra alzata regge un bastone o scettro.
La stele è stata scolpita su roccia di tipo calcarenitica molto compatta, di colore giallo oro, con incrostazioni di vermetidi e conchiglie bivalve di uno, due centimetri.
L'ambito culturale sembra paleocristiano e la stele potrebbe far parte di un contesto archeologico più ampio, quale ad esempio una piccola cappella oggi sommersa dal mare per subsidenza o per il sollevamento del livello marino.
Già alcuni anni fa la zona di rinvenimento della stele era stata attenzionata dai tecnici della Soprintendenza a seguito di uno studio satellitare dei fondali effettuato da Gaetano Lino.
Nelle acque prospicienti Capo Boeo a Marsala (TP) è stata invece rinvenuta da Francesco Giardina una porzione di statua in marmo bianco a grana fine di provenienza quasi certamente lunense.
A seguito della segnalazione, i subacquei della Soprintendenza hanno effettuato alcune ricognizioni nell’area che si è dimostrata ricca di notevoli quantità di reperti ceramici e litici frammentari.
E’ presente la parte alta del busto femminile con un seno conservato e l’attaccatura del collo e delle braccia. Presso il collo, sul lato destro, parte dei riccioli ben modellati della capigliatura mancante. La presenza di tracce di un perno quadrangolare sotto il seno destro indicherebbe che il braccio destro mancante era piegato al gomito e l’avambraccio copriva i seni attraversando il busto. Ciò ci aiuta a identificare il frammento statuario come pertinente al tipo diffuso nella scultura romana dell’Afrodite Pudica che, dopo la Cnidia di Prassitele, ha tre principali modelli successivi: la Medici, la Capitolina e la Landolina. Il modellato della ciocca di capelli rimasta indurrebbe ad attribuire il nostro frammento o alla Capitolina o alla Landolina. Si propone una datazione al II secolo d.C.
Alle operazioni hanno preso parte Sebastiano Tusa, Alessandro Urbano, Francesco Balistreri con la collaborazione di Giampaolo Mirabile, Francesco Giardina e Gaetano Lino.
Le ultime scoperte effettuate dalla Soprintendenza del Mare sono state presentate dal Soprintendente Sebastiano Tusa all’Arsenale della Marina Regia di Palermo, spazio espositivo e centro conferenze della Soprintendenza, sede dell’Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva.
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