Se immaginiamo le acque marine come un qualsiasi ambiente adatto allo sviluppo di organismi vegetali e se lo paragoniamo, ad esempio, alle terre emerse, possiamo immediatamente osservare come anche nei mari, là dove potrebbe apparirvi un’estrema omogeneità si possono distinguere, come sulle terre, innumerevoli ambienti secondari
: per esempio quelle cavità minori fra gli scogli sommersi, quei pendii rocciosi a diverse profondità , le superfici dei relitti di navi che giacciono sui fondali, tutti luoghi in cui, in conseguenza di fattori strettamente locali, vengono ancora a variare le condizioni dell’ambiente più ampio, preso prima in considerazione. Come sulle terre le foreste, le praterie e i deserti caratterizzano il paesaggio, anche nei mari un manto di vegetazione riveste rocce, scogliere e fondali con aspetti fisionomici di quelli su accennati: i mari dei sargassi con alghe lunghe più di 50 metri, le praterie lagunari, le scogliere di Corallinacee e infine i fondali degli abissi, completamente privi di vegetazione, ne sono esempi.Ed i fattori che determinano il fissarsi o meno della vegetazione algale ed il perdurare di essa sono gli stessi che sulla terra: la luce innanzi tutto, trattandosi di vegetali autotrofi, affinchè si compia la fotosintesi. E’ noto infatti che a circa 200 metri di profondità la luce solare che vi penetra è tanto debole da impedire lo sviluppo di vegetali autotrofi. In secondo luogo intervengono la temperatura delle acque, la loro limpidezza, la pressione in relazione della profondità , il grado di salinità , la presenza oltre al cloruro di sodio anche di altri elementi (Iodio, Bromo, Stronzio, ecc.),le correnti ed oggi anche, purtroppo, gli inquinanti delle acque. Le colonie di alghe però, oltre che dipendere dai fattori sopra citati, devono la loro variabilità anche a fenomeni di diffusione vera e propria; come per le piante terrestri è possibile distinguere delle “flore”” zonali